Cose interessanti che si trovano in qesto libro, raccontate per chi ha di meglio da fare che leggerlo
Categories
libri

Xenofemmismo // Helen Hester

16/11/2024

Xenofemmismo è un testo che ha avuto molta risonanza ma che rischia di deluderci. Non siamo di fronte a una rifondazione del femminismo e non siamo neanche di fronte a esplorazioni coraggiose al di fuori del concetto di specie (quelle le lasciamo a Haraway) e genere.

Quello che Xenofemmismo può lasciarci è una serie di suggestioni molto potenti su delle direzioni possibili in cui sviluppare il femminismo. Uno sviluppo in prima battuta teorico, raccogliendo il pensiero post-strutturalista di pensatric3 come Donna Haraway, Judith Butler e Sulamith Firestone, e aprendosi radicalmente a discorsi costruttivisti, materialisti, abolizionisti di genere e intersezionali. Il tutto situandosi consapevolmente in un momento di recupero di narrazioni essenzialiste tanto da sinistra quanto da destra, spesso spinte a emergere dal collasso climatico all’orizzonte.

In questo senso Xenofemminismo è un riassunto dell’alterità radicale che dobbiamo costruire quando dicorsi ecofascisti, narrazioni catastrofiste sulla natalità e sull’inquinamento e recuperi di essenzialismi che legano la donna alla natura (cui partecipa una certa parte dell’ecofemminismo) iniziano a prendere spazio nel discorso pubblico.

Siamo tecno-materialiste, siamo antinaturaliste e vogliamo l’abolizione del genere.

Questi non sono discorsi nuovi, e chi ne è già avvezzə rischia di vedere in Xenofemmismo una sorta di manifesto troppo lungo (non per niente segue al Manifesto Xenofemmista) o di saggio troppo breve. Ma un’altra direzione di sviluppo del femminismo presente nel testo è quella pratica, esplorata in un terzo capitolo che occupa quasi metà del testo. Una sorta di lungo crafting che riprende dalla storia del movimento femminista pratiche come gli aborti autogestiti e lo speculum, e li usa per sviluppare le potenzialità del pensiero decostruzionista.

Le tecnologie, dopo il peso teorico che dà loro il materialismo radicale nella costruzione della nostra stessa identità, si prendono anche il peso pratico di rendere possibili modalità nuove di costruire genere e sessualità. Modi di rendere i corpi terreno di lotta politica tramite l’autoproduzione e somministrazione di ormoni, il self-help e il repurposing (cioè l’appropriazione di tecnologie esistenti). Modi anche di costruire movimento e resistenza, sfruttando le possibilità date dalla circolazione di conoscenze sotto forma di protocolli, ovvero pratiche tecnosociali accessibili e riproducibili da vari gruppi, rispondendo alle specifiche necessità legate alle intersezioni di razza, classe, etnia che essi vivono. Reti di diffusione e modifica delle pratiche che le rendano universali, non in quanto universalmente praticate ma in quanto infinitamente accessibili e adattabili.

Proprio come i funghi, i protocolli vivono di reti e relazioni, si adattano e si organizzano in modo emergente e orizzontale. Lo xenofemmismo sceglie di non parlare a soggett3 egemoni, alle donne o alle persone trans*, ma a tutto quello che esiste tra le soggettività fisse, e permettere all’indefinit3 di moltiplicarsi. La mancanza di un soggetto referente, di qualsiasi forma di avanguardia, non è solo una scelta morale, ma il modo per permettere lo sviluppo caotico e fecondo di soggettività devianti e non controllabili dal patriarcato, dal capitalismo e dallo stato.

La mancanza di ardite elaborazioni teoriche nel testo è la dimostrazione della fiducia nel futuro offerto da questo impoteramento. Non ci servono le grandi idee, ma ci serve il continuo e assiduo lavoro di scambio e mutazione, disfacimento e mitosi. Ci servono strumenti accessibili di modifica dei corpi e controllo della riproduzione; ci servono modi nuovi per disseminarli e per fare rete. Insomma,

Femministɜ smanettonɜ unitevi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *