Serve un villaggio per crescere uno spazio

16/10/2024
Collettivo Contesto

Addendum al crafting n. 13: Chiaro come l’acqua del cesso 🪠

Ci siamo chiest3 che legittimità abbiamo di raccontare questo posto, che legittimità a descriverlo, a farci ispirare, a parlare di solarpunk…

La sensazione è che Manituana sia un soggetto e sé stante, un cosmo in qualche modo autodeterminato, di certo liberato dal vincolo del decoro, dello scopo e del guadagno. È un soggetto con una storia, uno sviluppo, un senso e uno spirito, è materiale e dunque agisce sul mondo.

L’altro lato della medaglia è che quello spazio è co-costruito da centinaia di persone diverse, che vanno a fare sport e a fare musica, a fare graffiti e a servire al bar, che partecipano allo scambio di abiti usati e al doposcuola, che vanno a montare il palco per il djset e la domenica pomeriggio e tornano a fare le pulizie dopo la festa. Per non parlare dei non umani come la menta sul marciapiede, l’orto nei pallet, gli uccelli e tutto quello che non siamo ancora capaci di vedere contro lo sfondo.

Raccontare Manituana come lÉ™ protagonista di questa storia non toglie importanza a tutte le connessioni che lÉ™ rendono possibile. Con chi lÉ™ abita, lÉ™ organizza, chi ha costruito il pozzo e la cisterna, con la menta e gli alberi. E anche, in qualche modo, con chi lÉ™ racconta. Ecco forse è questo che vogliamo dire: non tutti i legami hanno la stessa forza, l’interdipendenza non è democratica, e però non esclude davvero nessunÉ™.

Un’ultima cosa. Sul muro, fuori dal cancello, c’è un grande graffito che dice: Non parlo di rivoluzione / ma ci penso sempre.

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