Cose interessanti che si trovano in qesto libro, raccontate per chi ha di meglio da fare che leggerlo
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Raccontare la fine del mondo // Marco Malvestio

Raccontare la fine del mondo e uno di quei libri consapevoli che la narrazione e la produzione di immaginari sono essenziali nell’attività politica.

30/08/2024
30/08/2024
Collettivo Contesto

Raccontare la fine del mondo è uno di quei libri che arrivano sulla scia di una grande presa di consapevolezza che la narrazione e la produzione di immaginari sono essenziali nell’attività politica. Come abbiamo detto a proposito di Quattro modelli di futuro di Peter Frase, spesso vedere il futuro ci spinge a scegliere il quale futuro vogliamo vivere.

Ripubblichiamo il post di Scartafaccio perché rende bene l’idea della quantità e della varietà di spunti che questo piccolo libro contiene e che, come sempre, sono temi di riflessione interessanti anche per chi ha di meglio da fare che leggerlo.


06/09/2023
Scartafaccio
Articolo originale

In un articolo del 2015, Jan Zalasiewicz e il suo tema di ricerca hanno proposto come data di inizio dell’Antropocene proprio ‘il momento della detonazione della bomba atomica Trinity alle 05:29:21 del 16 luglio 1945. L’esperimento Trinity segna il momento a partire dal quale è pienamente rilevabile, a livello stratigrafico, la presenza massiccia di radionuclidi artificiali (…) in altre parole, il peso della specie umana come forza geologica.

Raccontare la fine del mondo di Marco Malvestio è un breve saggio che parla delle diverse apocalissi raccontate dalla fantascienza. Edito da Nottetempo, il saggio è diviso in 5 grandi aree tematiche. Ogni tema contiene sia un grande archetipo delle distopie fantascientifiche, sia una lucida analisi della storia umana in relazione a quel tema.

Marco Malavestio è nato nel 1991. Lavora all’università di Padova, dove, in collaborazione con la University of North Carolina at Chapel Hill, gestisce un progetto di ricerca su fantascienza italiana ed ecologia (fonte).

Ma parliamo del libro.

Si parte a razzo già dall’introduzione, dove si cerca di capire cosa sono (ma soprattutto cosa non sono) la fantascienza e l’Antropocene. In seguito Malvestio ci parla dell’atomo: di come la guerra fredda abbia influenzato la cultura popolare e di come l’energia atomica abbia una doppia natura, creatrice e distruttrice. Un tema anche oggi molto attuale, con una frangia di ambientalisti che insiste per un ritorno massiccio delle centrali nucleari.

Il secondo macro-tema è quello delle malattie. «Insomma, nella ricerca disperata del ‘paziente zero’ e del luogo del salto di specie si cela l’ansia di lungo corso per la contaminazione, da parte dell’Oriente e dell’indigeno (intesi in senso ampio come concetti culturali prima che geografici), del corpo sano dell’Occidente». Qui viene approfondita un’opera di Mary Shelley L’ultimo uomo e si parla anche di come la gestione neoliberale delle risorse causi spesso grandissimi problemi di salute pubblica.

Il terzo capitolo è dedicato all’elefante nella stanza: il cambiamento climatico. Qui si comincia a parlare di iperoggetti (un concetto che non conoscevo), ovvero «entità diffusamente distribuite nello spazio e nel tempo». Ma si parla anche di approcci diversi rispetto alle narrazioni apocalittiche e/o distopiche come per esempio il solarpunk. Vi lascio qui il link a un cortometraggio nominato da Malvestio che mi è piaciuto molto (in inglese).

Il quarto capitolo è stato forse il mio preferito: le piante. In questo capitolo Malvestio ci parla di come le piante, onnipresenti nel nostro ambiente, non vengano considerate, anzi nemmeno viste, dall’essere umano come agenti ambientali. Le pensiamo meno evolute e meno importanti, vivono a un ritmo completamente diverso dal nostro e non siamo abituati a pensare alle piante come veri e propri esseri viventi. Poche opere di fantascienza le hanno usate come espediente narrativo, ma sono opere visionarie.

L’ultimo capitolo parla invece del regno animale e soprattutto di specismo. Da dove viene l’idea di scrivere di animali mostruosi, di animali che si ribellano al genere umano? Che il genere umano abbia un po’ la coda di paglia?

È stata una lettura intensa, breve, molto scorrevole e ricchissima sia di spunti di riflessione che di opere da recuperare e contiene analisi molto puntuali su temi come il colonialismo e il post-colonialismo, lo specismo, l’agentività del non-umano. Io l’ho divorato e sono rimasta soddisfatta da quanto ho potuto imparare.

Leggilo se ami la saggistica scorrevole, prendere appunti furiosamente e scoprire nuovi libri da leggere. Non leggerlo se pensi che la fantascienza non debba essere politica.

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