Il bacio della donna ragno è la storia di due compagn3 di cella in un carcere di Buenos Aires: Valentín Arregui e Luis Molina. Il primo, un marxista arrestato per aver partecipato a una cospirazione contro il governo, è tenuto sotto sorveglianza. Molina invece è in arresto per aver “corrotto” un minore, o più probabilmente perché considerato un omosessuale.
Da spartire, questi due personaggi, hanno poco o niente. Una lingua comune la trovano però la sera, quando Molina racconta a Valentìn i film che ha visto quando era fuori, film scintillanti, in bianco e nero, pieni di dive e di tradimenti. I suoi film preferiti, Molina li racconta al suo compagno per aiutarlo ad addormentarsi nonostante la fame e il caldo del carcere. E nonostante lui si ostini a criticare sempre tutto e a sminuire i suoi problemi.
Quella tra Molina e Valentìn non è solo una storia d’amore, è una lunga metafora che ripercorre le tappe di ogni incontro riuscito, e ancor più dei molti falliti, tra omosessualità e sentimento rivoluzionario. Non bastano l’oppressione e la resistenza a farci militi per una causa comune, serve un dialogo. E quel dialogo, profondo ed emotivo, è quello che nelle pagine di Puoi ha luogo la notte, nel caldo asfissiante di una cella di galera malsana e solitaria, teatro di una pena che potrebbe continuare per sempre, e allora tanto vale farne un’esperienza umana (anche questo è spirito rivoluzionario, o no?).
Un dialogo con Lemebel sul gay come costrutto coloniale
La pagina Wikipedia italiana del libro afferma che Molina è una donna transgender. E in effetti la sua espressione di genere salta all’occhio nel corso della lettura, anche in parte per la tendenza di Puig a paragonarla sottilmente a quella del virile e irsuto compagno rivoluzionario. D’altronde, ed è una critica che non possiamo e non dovremmo smettere di fare a queste interpretazioni, “omosessuale”, “gay”, “transgender” e “queer“, non sono parole neutre: esse hanno una loro storia specifica, che include anche la lotta attiva da parte dei soggetti minorizzati per rivendicare o rinegoziare i significati delle parole e i sistemi di concetti a cui rimandano.
Una comprensione profonda di questo ce l’ha un altro autore latinoamericano, il cileno Pedro Lemebel. In una sua personale riproposizione del personaggio di Molina, Lemebel si cala nel trasporto emotivo che Il bacio della donna ragno dimostra. Ma allo stesso tempo lo inserisce nel contesto di una elaborazione politica, che dalle cronache (vd. Folle affanno), prosegue anche nel suo unico romanzo.
Lemebel riconosce nei concetti di cui parlavamo, come “transgender” ma soprattutto “gay”, il segno di un imperialismo culturale statunitense che si è imposto in Cile e oltre, portando alla scomparsa della figura della loca (come pure dei femminielli). La loca, soggettività locale con caratteri suoi specifici, non completamente riconducibili alla transness né all’omosessualità, al travestitismo o al drag, è la vera protagonista dell’opera di Lemebel. La loca, con la sua socialità vistosa, bypassa i dettami di genere che sono invece molto presenti nella cultura trans* europea e statunitense (a partire dalla centralità del passing), e costituisce una forma di resistenza autoctona all’oppressione, con ostacoli e difficoltà per certi aspetti simili a quelle che oggi incontra ad esempio il femminismo islamico.
23 giugno 2021
🔹 Molina e Valentìn sono compagnә di cella. Sono due persone assai diverse, inconciliabili quasi, uno strano abbinamento di umani che sembrano riuscire a stento a parlare la stessa lingua. Un punto di contatto lo trovano solo la sera, quando Molina racconta a Valentìn le storie dei film che ha visto quando era fuori, film scintillanti, in bianco e nero, pieni di dive e di tradimenti. I suoi film preferiti, Molina li racconta al suo compagno per aiutarlo ad addormentarsi nonostante la fame e il caldo del carcere. E nonostante lui si ostini a criticare sempre tutto, da marxista quale è.
🔹 Due persone che non hanno niente da spartire, chiuse in una stanza come nelle pièce sartriane, private della libertà, della socialità, della famiglia, ma anche private della loro solitudine. Quella tra Molina e Valentìn non è solo una storia d’amore, è la storia dell’incontro e dello scontro di due vite che conoscono il dolore e la resistenza. È un percorso per accettare che a volte la felicità viene dai posti più inaspettati.
🔹 Andando molto oltre i confini della letteratura omosessuale, “Il bacio della donna ragno” di Manuel Puig parla di quel Queer che è innanzitutto un interrogarsi su chi siamo e chi potremmo essere. Una letteratura che per certi aspetti sembra venire da un altro tempo, epurata da tutte le retoriche di oggi, appoggiata semplicemente sul sostrato umano dell’esperienza di questi due personaggi.
🔹 É senza dubbio un romanzo da riscoprire, nella sua prosa scarna, quasi internamente dialogica, e nelle lunghe deviazioni. Un romanzo che non ha paura degli stereotipi né di fare mansplaining – e d’altronde l’altro volto del mansplainig è il lasciarsi guidare da un altro nelle profondità di se stessә.
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