La natura è cambiata, e noi con lei: invoca la necessità di individuare un manifesto che faccia progredire il concetto di artificio.
I giardini invisibili ci interrogano sul complesso rapporto tra umano e non umano, tra i nostri modi di produrre senso e quelli, talvolta simili altre volte inconciliabili, di quell’insieme di forze ed esseri che siamo abituatȝ a chiamare natura.
Antonio Perazzi, botanico e paesaggista, ne ha fatto un “manifesto”: una serie di riflessioni suggestive che partono dal rapporto quotidiano con il giardino e svelano un’urgenza di comprendere, di preservare, di provare a fermare, con la familiarità e la frequentazione vegetale, quello che di terribile è in arrivo.
Qualche assaggio dalle riflessioni:
Bisogna cominciare a comportarsi da organismi biologici militanti che non ripudiano più la loro matrice selvatica.
Sul giardino:
Il giardino è un paesaggio che si frequenta con la scrittura, il progetto e la pratica. È il punto di contatto tra natura pensata e natura interpretata, o meglio, assecondata.
[…] Chissà qual è, in natura, il vero confine tra cura e violenza.
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