Dietro a una cortina di mistero kafkiano, c’è un esperimento incredibile. Nell’aprile 1972, i coniugi Ismani vengono mandati in una zona militare al di là della valle Texeruda, dove il professor Ismani inizierà a lavorare a un progetto segreto e spaventoso. Una creatura è stata costruita, una macchina, il simulacro di un uomo.
In anticipo sui tempi, Il grande ritratto (1960) è un romanzo suggestivo che suggerisce molti dei temi che saranno al centro della letteratura sci-fi.
Intelligenza e sentimenti del non vivente, hubris scientifica, il trasferimento (questo sì molto umano) degli affetti verso complesse scatole meccaniche. A Buzzati mancano le immagini classiche della macchina, nel momento in cui scrive non solo la rete e il robot non sono stati canonizzati, ma forse non esistono ancora. Dall’altra parte, Buzzati porta una letterarietà e soprattutto una sincerità nel trattare le cose, che forza di topoi e solchi già tracciati è andata persa.
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